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Che gli adolescenti siano iperconnessi non è una novità. Che lo siano anche gli adulti, nemmeno. Forse quello su cui noi genitori dovremmo interrogarci è: quali sono i rischi più evidenti a cui i giovani sono esposti quando usano a lungo i social media? Come rendere Internet un luogo sicuro e positivo?

Il contesto

La connessione online è diventata una parte integrante e necessaria della vita quotidiana, acuitasi ulteriormente in seguito al primo lockdown: costretti a trascorrere molto tempo a casa, i più giovani, soprattutto, si sono allontanati dal mondo reale e si sono avvicinati ancora di più a quello virtuale. Si stima infatti che gli adolescenti trascorrano in media circa 7 ore al giorno online1, principalmente per attività legate al consumo di contenuti video e alla comunicazione con i propri coetanei.

È innegabile, dunque, che se da un lato le nuove tecnologie hanno salvaguardato la socialità, permettendo a tutti noi di mantenere delle “relazioni”, dall’altro hanno aumentato una dipendenza digitale che porta adulti e adolescenti a trascurare gli aspetti importanti della vita reale a favore di un uso eccessivo e compulsivo di Internet,che può avere gravi impatti sulla vita quotidiana, sul benessere psicologico e sulle relazioni sociali.

Adolescenti iperconnessi: effetti sulla salute mentale 2

  • Difficoltà di socializzazione e fatica nel creare nuove relazioni
    Durante gli anni della pandemia, per i bambini e per i ragazzi c’è stato uno stop importante alla socializzazione che ha influito sulle capacità di relazione, soprattutto nella formazione di nuove amicizie. La spinta verso la tecnologia da una parte ha permesso di mantenere i contatti, ma dall’altra ha creato ancora più distanza.
  • Difficoltà a esprimere o manifestare le proprie emozioni
    I social offrono strumenti sempre nuovi per manifestare pensieri, giudizi ed emozioni: meme, like o dislike etc. Questi strumenti possono offrire un valido supporto per chi ha una scarsa lettura di sé e del proprio stato emotivo. Allo stesso tempo iper semplificano nel creare un linguaggio unico e condiviso al quale attenersi per essere apprezzati. Esprimere un giudizio su un social, infatti, è fin troppo semplice e non implica un confronto assertivo né critiche costruttive che aiutino realmente la persona a migliorare.
  • Povertà linguistica emotiva
    La tendenza a richiedere attenzione sui social manifestando emozioni negative genera un linguaggio digitale della sofferenza che è vago e povero in termini linguistici. Il vaguebooking è un’espressione tipica di questo fenomeno: scrivere sui social un messaggio intenzionalmente vago si configura come una richiesta di attenzioni e spesso di aiuto nei confronti dei lettori.
  • Cyberbullismo e molestie online
    Si tratta indubbiamente del rischio più comune per tutti gli adolescenti e può colpire qualsiasi giovane, causando gravi conseguenze tra cui depressione, ansia, isolamento grave e, tragicamente, il suicidio. I social, con la loro distanza implicita, favoriscono la critica distruttiva. Il cyberbullismo si perpetua purtroppo anche nel mondo degli adulti, andando a creare con i giovani un circolo vizioso di esempio negativo dal quale diventa difficile affrancarsi

Il ruolo dei genitori

Il ruolo dei genitori come importanti regolatori del consumo di media online nei bambini e negli adolescenti, e come esempi virtuosi, occupa un posto fondamentale nel prevenire l’iperconnessione e l’uso problematico e smodato di Internet tra i più piccoli.

Come educare i figli a un rapporto più sano e sicuro con internet?

  • La mediazione attiva: originariamente rifletteva il grado in cui i genitori discutono il contenuto dei media con i propri figli, in seguito è stato poi esteso per includere il livello generale di comunicazione sui media e di esperienze condivise di utilizzo dei media tra genitori e figli.
  • La mediazione restrittiva: si concentra principalmente sulle pratiche dei genitori nel formulare e imporre regole in merito all’uso dei media da parte dei propri figli. La mediazione restrittiva è stata associata a una riduzione del tempo trascorso davanti ai media e a una diminuzione del consumo di contenuti potenzialmente dannosi, come la violenza e la pornografia.

  1. Fonte ↩︎
  2. Secondo Martina Migliore, Direttrice dello Sviluppo e della Formazione in Serenis (https://www.serenis.it/) ↩︎
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Lavoro nella comunicazione, sono blogger per passione, ma prima di tutto un papà... imperfetto!

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