Essere papà ai tempi del lockdown non è una passeggiata…ma direi che in generale essere genitori e coniugare le esigenze del mondo del lavoro con quelle familiari non è mai stato semplice. La situazione è diventata ancor più complessa durante l’emergenza sanitaria, dove l’intreccio tra la drastica riduzione di relazioni sociali , il cambiamento nelle modalità di lavoro, la complessità della DAD e della gestione h24 dei figli hanno fatto sì che si modificassero i rapporti di genitorialità.
In occasione della Festa del Papà, R-Everse, società di head hunting, ha effettuato l’indagine “Smartworking e paternità: come i papà stanno affrontando il lavoro da casa” *, in cui ha coinvolto i papà-professionisti in una survey per approfondire questo tema, indagando la portata dei cambiamenti introdotti dal Covid-19 nella vita di queste fondamentali figure maschili.
I principali risultati dell’indagine “Smartworking e paternità“
Se da un lato possiamo considerare il diffondersi della pandemia Covid-19 come uno dei peggiori drammi degli ultimi decenni, dall’altro lato questo ha reso necessario trascorrere più tempo all’interno delle proprie mura domestiche, con effetti concreti nel rapporto genitore-figlio e nella work-life balance.
Prima della pandemia, ben il 57% degli intervistati non aveva mai sperimentato il lavoro in smartworking, e solo il 4% lo viveva in modo stabile. Anche dopo la fine del lockdown, questa nuova modalità di lavoro è rimasta nelle vite professionali e si prospetta che non sia una “moda” destinata a scomparire, bensì possa diventare parte integrante delle condizioni contrattuali. Ne ho parlato anche qui: https://papaimperfetto.it/diario/stare-a-casa-mi-ha-fatto-bene/

La survey evidenzia in particolare gli effetti della pandemia e della necessità di lavorare da casa sul rapporto tra padri e figli: un vero cambiamento per i papà ai tempi del lockdown! Il 71% dei papà intervistati ha evidenziato un cambiamento nel rapporto con i propri figli. In particolare, questo cambiamento è considerato positivo per il 63% di loro: un dato di grande conforto sia per le famiglie sia per le aziende e i datori di lavoro, che possono solo beneficiare dall’avere collaboratori con una vita domestica quanto più possibile serena e bilanciata.
A influire notevolmente sugli equilibri domestici e nel rapporto padre-figli, è stata sicuramente anche la didattica a distanza, modalità inedita di insegnamento. Sulla totalità dei padri intervistati, infatti, il 50% ha dichiarato di aver supportato i figli in questa attività. Nello specifico, il 38% se n’è occupato in parte, alternandosi con la propria partner, mentre l’11% se n’è occupato interamente in prima persona. L’altra metà degli intervistati non ha avuto necessità di supporto oppure si è affidata alla partner o ad altre persone vicine al nucleo familiare.
Tirando le somme, dall’indagine emerge che i padri italiani sono per la maggior parte soddisfatti dell’equilibrio che, nonostante le sfide, sono riusciti a creare tra vita privata e lavorativa: un risultato importante per ogni singolo individuo, per le famiglie, e anche per le aziende.
Per prendere visione della survey completa e tutti i risultati: https://blog.r-everse.com/smart-working-paternita
*La survey “Smartworking e paternità: come i papà stanno affrontando il lavoro da casa” è stata condotta da R-Everse tramite LinkedIn coinvolgendo 150 professionisti-padri (età compresa tra i 30 e i 40 anni, lavoratori in azienda).